Quanto tempo della tua vita passi nel tuo posto di lavoro? Un sacco.
Quante persone sarebbero disposte a cambiare il proprio lavoro perché insoddisfatte da quello attuale? Un sacco.
Come cambierebbe la tua vita se apprezzassi sinceramente il tuo lavoro? Un sacco.
Bene, puoi considerare il tuo lavoro non come uno sbattimento o un semplice modo per procurarti da vivere, ma come un qualcosa che ti accende e ispira? Ovvero, puoi concepire il tuo lavoro come se fosse una sorta di vocazione? Perché farlo?
Sì, perché se tu vedi il tuo lavoro come una vocazione, questo diventa appagante non grazie alle ricompense esterne, ma perché ti fa sentire di contribuire a un bene superiore. Diventa un qualcosa capace di attingere ai tuoi punti di forza e fornire loro un significato e uno scopo.
Oltretutto, un effetto collaterale del vedere il mestiere come una vocazione, è quello di impegnarsi al massimo mentre lo si svolge, e di conseguenza avere successo è più semplice.
La psicologa Amy Wrzesniewski ha notato che ci sono medici che considerano la propria professione solo un “lavoro” e bidelli che la considerano una “vocazione”.
Questo significa che un orientamento vocazionale ha a che fare con l’atteggiamento mentale con cui ti approcci al lavoro, più che con il lavoro in sé che vai a svolgere.
Quindi, la buona notizia per i lavoratori infelici è che possono trovare modi per migliorare la loro vita professionale senza necessariamente lasciare il posto di lavoro, cambiare azienda o carriera. Gli psicologi hanno chiamato questo concetto “Job Crafting”.
Questo non significa che devi farti andare bene per forza il tuo lavoro, ma che apportando qualche modifica al tuo modo di pensare lo potrai apprezzare maggiormente.
La parola significato è una parola chiave in questo contesto. Se non riesci ad apportare cambiamenti concreti alla tua vita lavorativa, infatti, devi chiederti quale potenziale significato e piacere esiste già ora in ciò che fai.
Prendi due bidelli: il primo si concentra solo sul disordine che dovrà risistemare ogni sera; il secondo è convinto di contribuire a creare un ambiente più pulito e salutare per gli studenti. Entrambi svolgono il medesimo lavoro ogni giorno, ma il diverso atteggiamento mentale determina la loro soddisfazione professionale di fine giornata, nonché il loro senso di realizzazione sul lungo periodo.
Vediamo due spunti pratici sui quali puoi esercitarti e riflettere.
1) Descrivi il tuo lavoro in ottica vocazionale
Se dovessi illustrare il tuo lavoro a una terza persona, in un modo che la invogli a svolgere il tuo stesso lavoro, come lo descriveresti? Prenditi del tempo e scrivilo su un foglio di carta. Attenzione, l’obiettivo non è mentire agli altri in merito al lavoro che fai e che magari faranno se riuscirai a convincerli, ma sottolineare – prima di tutto ai tuoi occhi – il significato che puoi trarre da quel mestiere.
2) Chiediti qual è lo scopo del tuo compito
Il secondo spunto è quello di prendere un foglio di carta, metterlo in orizzontale davanti a te e a sinistra iniziare a scrivere un compito che sei obbligato a fare sul lavoro, ma che ti sembra totalmente privo di significato. Chiediti: qual è lo scopo di questo compito? Cosa mira a conseguire? Traccia una colonna e registra la risposta a destra. Se quello che hai scritto sembra poco importante, allora domandati nuovamente: a cosa porta questo risultato? Inserisci un’altra colonna e scrivi la nuova risposta. Continua così fino a quando non arrivi a un responso che sia per te significativo.
Ecco, questo collegare ogni piccola cosa che fai al quadro generale o a un obiettivo ti fa sentire realmente motivato ed energico.
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