Mostrarsi vulnerabili al lavoro

Quante volte ti è stato consigliato di non portare i tuoi problemi personali al lavoro? Quante volte hai evitato di parlare delle tue difficoltà private in ufficio? Quante volte hai pensato che era meglio non mostrarsi vulnerabili al lavoro? Quante volte ti è stato detto o hai pensato che, tutto sommato, fosse meglio così?

Eppure, dati alla mano, le ricerche non sono della stessa idea. Ecco alcune testimonianze che ti aiuteranno a comprendere come, invece, parlare dei propri problemi personali e mostrarsi vulnerabili al lavoro possa addirittura aiutare a creare luoghi di lavoro più sani e produttivi.

Condividere le emozioni e mostrarsi vulnerabili al lavoro su una piattaforma petrolifera 

Si possono davvero condividere le emozioni nel proprio ambiente di lavoro, qualunque esso sia? L’esperienza di Rick Fox, ex capo cantiere di un pozzo petrolifero Shell nel golfo del Messico ci dice di si. Rick, invece che mostrarsi un capo onnipotente, optò per una strada diversa. Giorno dopo giorno, decise consapevolmente di aprirsi poco a poco con i propri collaboratori condividendo con essi le proprie paure, prima lavorative, poi personali. Questo nuovo approccio divenne il suo “marchio di fabbrica”.

Gli effetti furono sorprendenti: non solo riuscì a migliorare notevolmente le sue prestazioni lavorative, ma riuscì anche a sentirsi molto più arricchito e appagato nella sua vita privata. Visto il successo ottenuto, decise quindi di estendere questa strategia ai suoi collaboratori che lo aiutavano nel lavoro sulla piattaforma. Per questo, organizzò un percorso formativo ad hoc per aiutarli a condividere in modo leggero e spontaneo i propri timori e problemi personali, che fossero relativi al lavoro o alla loro sfera privata. Su quella piattaforma petrolifera fu possibile osservare un grande cambiamento: sentendosi molto più a proprio agio nel comunicare le proprie emozioni, fiorirono legami più genuini e autentici tra i ragazzi della squadra.

Ciò permise ai lavoratori di riconoscere apertamente le loro difficoltà fisiche legate al “lavoro duro”, di ammettere liberamente i propri errori e di occuparsi senza remore dei propri sentimenti e di quelli degli altri, tutti elementi che si rivelarono essenziali per condividere nuove idee e modalità di lavoro.

Questa nuova modalità di approcciarsi al lavoro non solo contribuì ad aumentare i livelli di produttività del team, ma si rivelò anche una strategia efficace in materia di sicurezza sul lavoro: gli incidenti sul lavoro diminuirono dell’84%, un dato monitorato in modo oggettivo nello studio di Robin Ely e Debra Meyerson, rispettivamente ricercatrici delle prestigiose università di Harvard e Stanford.

Lo scetticismo dei manager versus la conferma della psicologia circa il mostrarsi vulnerabili al lavoro

Davanti a un atteggiamento così inconsueto, non mancano le critiche di qualche scettico: abbandonare l’idea della “mascolinità” al lavoro, soprattutto in alcuni contesti, può non essere accettato positivamente da tutti. Uno studio del 2008 di Kerry Gibson ha evidenziato che i manager che decidono di confidare i propri problemi ai collaboratori rischiano di minare la propria influenza su di loro.

Anche se non si è certi di quali siano gli effetti della vulnerabilità dei manager sull’idea che i collaboratori si fanno di loro, la ricerca è piuttosto concorde nell’affermare che una maggior condivisione delle proprie emozioni sul lavoro – nel rispetto dei confini professionali e personali stabiliti da ciascuno – favorisca un miglior clima organizzativo.

A questo proposito, è interessante considerare la prospettiva della psicologa Susan David – una delle più influenti ricercatrici al mondo in ambito manageriale -, che ha deciso di approfondire questi temi dopo anni di discussioni private con dirigenti e manager che si mostravano titubanti sulla cultura della condivisione. I timori principali riguardavano, da un lato, il rischio di perdere autorevolezza agli occhi dei collaboratori, dall’altro, quello di creare un contesto di lavoro inefficiente. L’idea più diffusa è che si generi un ambiente saturo di preoccupazioni e, pertanto, incapace di offrire le condizioni necessarie a rimanere focalizzati sulle attività. La David ci conferma invece che creare un clima in cui le persone si sentono libere di esprimere le proprie emozioni, dolci o amare che siano, produce effetti favorevoli sia al benessere dei collaboratori che alla loro produttività, impattando positivamente anche sull’andamento globale dell’azienda.

Recupero crediti e cura delle relazioni nel Midwest

La conferma agli effetti positivi della condivisione delle emozioni sul posto di lavoro arriva anche da uno studio condotto dal CompassionLab nel 2011. La ricerca, svolta sull’unità amministrativa di un sistema sanitario del Midwest che si occupa di recupero crediti sulle fatture delle cure mediche non pagate dai cittadini, ha fatto un’analisi dettagliata delle pratiche quotidiane di condivisione messe in atto dai collaboratori. Esse consentono maggiore connessione tra i colleghi, in quanto sviluppano la loro sensibilità nel notare la sofferenza altrui e rispondere a essa con un comportamento adeguato e di supporto. In particolare, questa unità è riuscita a creare una cultura in cui i problemi personali sono considerati come una parte normale della vita del lavoratore e questo permette loro di prendersi cura l’un l’altro nei momenti di bisogno. La condivisione dei problemi sul posto di lavoro si è rivelata una strategia estremamente efficace non solo per la salute mentale, ma anche per il business, infatti, grazie a queste pratiche, il Midwest Billing è riuscito a ottenere il tasso di fatturazione più alto nel settore della fatturazione medica del sistema sanitario del Midwest.

Insomma, la ricerca sembra dimostrare che parlare dei propri problemi al lavoro possa produrre effetti estremamente positivi sulla salute dei collaboratori e sulla loro capacità di interazione, con un importante aumento delle performance e della loro produttività. Ciò non vale solo per i dipendenti, ma anche per i manager che, mostrando la propria vulnerabilità sul posto di lavoro, possono aumentare notevolmente il proprio benessere e la propria efficienza professionale.

Il tuo ambiente di lavoro consente questo tipo di apertura? Sostiene la cultura della vulnerabilità?

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