Odio il mio lavoro: come apprezzare un lavoro che non piace

Quante volte abbiamo pensato “odio il mio lavoro”? Quante volte ci siamo chiesti come sarebbe fare il lavoro dei nostri sogni? Quante volte abbiamo espresso il desiderio di fare della nostra passione il nostro lavoro? Spesso, però, la realtà è diversa: le necessità quotidiane spesso ci portano a intraprendere lavori che non rispecchiano le nostre aspirazioni. Questo può creare insoddisfazione, può portarci a dire “odio il mio lavoro”, ma imparare ad apprezzare ciò che facciamo è possibile, a patto di riflettere su alcuni aspetti fondamentali.  Per comprendere come apprezzare un lavoro che non piace e smettere di dire “odio il mio lavoro” è necessario porsi alcune domande.

Quanto tempo della tua vita passi nel tuo posto di lavoro? Un sacco.

Quante persone sarebbero disposte a cambiare il proprio lavoro perché insoddisfatte da quello attuale? Un sacco.

Come cambierebbe la tua vita se apprezzassi sinceramente il tuo lavoro? Un sacco.

Bene, allora quello che puoi fare è iniziare a considerare il tuo lavoro non come uno sbattimento o un semplice modo per procurarti da vivere, ma come un qualcosa che ti accende e ispira! Ovvero, puoi concepire il tuo lavoro come se fosse una sorta di vocazione! Questo ti aiuterà a non dire più “odio il mio lavoro”!

Ti domanderai: perché devo farlo se il mio lavoro proprio non mi piace? Perché se vedi il tuo lavoro come una vocazione, questo diventa appagante non grazie alle ricompense esterne, ma perché ti fa sentire di contribuire a un bene superiore. Diventa un qualcosa capace di attingere ai tuoi punti di forza e fornire loro un significato e uno scopo.

Oltretutto, un effetto collaterale del vedere il proprio mestiere come una vocazione, è quello di impegnarsi al massimo mentre lo si svolge, e di conseguenza avere successo è più semplice.

La psicologa Amy Wrzesniewski, nelle sue ricerche, ha notato che ci sono medici che considerano la propria professione solo un “lavoro” e addetti alle pulizie che la considerano una “vocazione”. Nello specifico, questi ultimi non vedono il loro ruolo come limitato alle pulizie, ma piuttosto come un modo per contribuire al benessere generale delle persone, instaurando relazioni umane e offrendo un supporto tangibile. In sostanza, si percepiscono come parte fondamentale del processo di guarigione dei pazienti.

Wrzesniewski ha osservato che queste percezioni non dipendono necessariamente dal tipo di lavoro svolto, ma piuttosto dal modo in cui le persone lo interpretano. Questo significa che un orientamento vocazionale ha a che fare con l’atteggiamento mentale con cui ti approcci al lavoro, più che con il lavoro in sé che vai a svolgere. Questi lavoratori sicuramente non pensano “odio il mio lavoro”!

Quindi, la buona notizia per i lavoratori infelici e che continuano a dirsi “odio il mio lavoro”, è che possono trovare modi per migliorare la propria vita professionale senza necessariamente lasciare il posto di lavoro, cambiare azienda o carriera, o pensare “odio il mio lavoro”.

Gli psicologi hanno chiamato questo concetto Job Crafting”, ovvero il processo attraverso il quale le persone modificano attivamente i propri compiti, le relazioni lavorative e il modo di percepire il proprio ruolo per rendere il proprio lavoro più significativo e soddisfacente. Come? Ristrutturando le attività, instaurando nuove connessioni sociali, cambiando il proprio atteggiamento verso gli obiettivi del lavoro.

Questo non significa che devi farti andare bene per forza il tuo lavoro, ma che apportando qualche modifica al tuo modo di pensare lo potrai apprezzare maggiormente. Quindi basta pensare “odio il mio lavoro”!

La parola significato è una parola chiave in questo contesto. Se non riesci ad apportare cambiamenti concreti alla tua vita lavorativa, infatti, devi chiederti quale potenziale significato e piacere esiste già ora in ciò che fai.

Prendi due bidelli: il primo si concentra solo sul disordine che dovrà risistemare ogni sera; il secondo è convinto di contribuire a creare un ambiente più pulito e salutare per gli studenti. Entrambi svolgono il medesimo lavoro ogni giorno, ma il diverso atteggiamento mentale determina la loro soddisfazione professionale di fine giornata, nonché il loro senso di realizzazione sul lungo periodo.

odio il mio lavoro, come apprezzare un lavoro che non piace

 

Vediamo due spunti pratici sui quali puoi esercitarti e riflettere.

1) Descrivi il tuo lavoro in ottica vocazionale

Se dovessi illustrare il tuo lavoro a una terza persona, in un modo da invogliarla a svolgere il tuo stesso lavoro, come lo descriveresti? Prenditi del tempo e scrivilo su un foglio di carta. Attenzione, l’obiettivo non è mentire agli altri in merito al lavoro che fai e che magari faranno se riuscirai a convincerli, ma sottolineare – prima di tutto ai tuoi occhi – il significato che puoi trarre da quel mestiere.

2) Chiediti qual è lo scopo del tuo compito

Il secondo spunto è quello di prendere un foglio di carta, metterlo in orizzontale davanti a te e a sinistra iniziare a scrivere un compito che sei obbligato a fare sul lavoro, ma che ti sembra totalmente privo di significato. Chiediti: qual è lo scopo di questo compito? Cosa mira a conseguire? Traccia una colonna e registra la risposta a destra. Se quello che hai scritto sembra poco importante, allora domandati nuovamente: a cosa porta questo risultato? Inserisci un’altra colonna e scrivi la nuova risposta. Continua così fino a quando non arrivi a un responso che sia per te significativo.

Ecco, questo collegare ogni piccola cosa che fai al quadro generale o a un obiettivo ti fa sentire realmente motivato ed energico.

 

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