Sicurezza psicologica: coltivare una sana cultura dell’errore

Immagina di trovarti in un mondo dove l’errore non è più un nemico da temere. Un mondo in cui ogni sbaglio non è motivo di imbarazzo. Un luogo dove l’incertezza non è temuta, ma accolta e addirittura ricercata. Insomma, un mondo dove la sicurezza psicologica è tutelata. Questo non è un sogno utopico, ma una realtà possibile dove la cultura dell’errore è valorizzata: molte persone e team la stanno già vivendo e grazie a questa le loro prestazioni e il loro benessere stanno aumentando significativamente.

Cos’è la sicurezza psicologica?

Il concetto di “sicurezza psicologica” è stato reso celebre da Amy Edmondson, ricercatrice e professoressa alla Harvard Business School. Con questa espressione si intende la condizione in cui le persone si sentono libere di esprimere le proprie idee, dubbi, preoccupazioni e persino commettere errori senza paura di ripercussioni negative. Un contesto psicologicamente sicuro è dove l’errore non è un tabù, ma un prezioso strumento di apprendimento, per sé stessi e per gli altri.

Purtroppo, specialmente al lavoro, una cultura che vede l’errore come abilitatore è ancora molto rara. Spesso si tende a punire, aggredire, sanzionare, o anche solo redarguire chi sbaglia, poiché si crede che così facendo possa diminuire l’eventualità che ciò si ripeta.

Le statistiche ci rivelano una realtà del tutto opposta.

Sicurezza psicologica: dati alla mano

I luoghi in cui l’errore è sanzionato, infatti, portano spesso a nascondere eventuali problemi o fallimenti, con la conseguente impossibilità di poterli trattare adeguatamente e risolvere. Inoltre, come effetto della paura di commettere errori, le persone riducono i loro comportamenti prosociali, minando la collaborazione e la fiducia reciproca. Tutto ciò, porta quindi a una performance generalmente più scadente.

La professoressa Edmondson ha dimostrato in varie ricerche su target eterogenei, dal campo medico fino a giganti tecnologici come Google, che i team in grado di raggiungere performance eccellenti erano quelli che non solo non punivano eventuali errori, ma creavano anche le condizioni opportune affinché si potesse discutere di tali errori e risolverli collettivamente. Questi team avevano una fiducia reciproca molto più solida, erano più innovativi poiché riuscivano a tollerare meglio il rischio e, in definitiva, miglioravano a un ritmo incredibilmente elevato poiché l’apprendimento si diffondeva velocemente.

È interessante notare che secondo Carl Rogers, lo psicologo che per la prima volta ha introdotto il termine “sicurezza psicologica” negli anni ‘50, questo meccanismo è anche alla base della creatività ed è fondato sui seguenti elementi: accettazione incondizionata dell’individuo e del suo valore; un clima in cui la valutazione esterna è assente; e la comprensione empatica.

3 consigli per aumentare la sicurezza psicologica nei team e nei gruppi di lavoro

Partendo dagli studi di Rogers e della Edmondson, e trovando conferma grazie alla nostra esperienza diretta nell’aiutare molti team e aziende diverse, abbiamo individuato alcune semplici linee guida che possono aiutare a fare la differenza. Ve ne riportiamo 3.

1) Riservate momenti in cui parlare attivamente degli errori

Creare uno spazio sicuro dove gli errori possano essere discussi apertamente è fondamentale. Questo non solo aiuta a risolvere i problemi più rapidamente, ma incoraggia anche un ambiente di apprendimento e crescita. Tali momenti possono essere riunioni settimanali o mensili in cui i membri del team condividono i loro errori e ciò che hanno imparato da essi.

2) Prevedete incentivi sistemici e non solo individuali

Gli incentivi sistemici e condivisi, come i premi di squadra o i riconoscimenti per l’apprendimento e l’innovazione, possono incoraggiare un comportamento collaborativo e la diffusione delle conoscenze nel team. Questo modo di agire si oppone all’approccio tradizionale che premia solo il successo individuale e che può portare alla competizione e alla riluttanza a condividere gli errori.

3) Organizzate momenti di team building che rafforzino i legami umani

Le attività di team building possono aiutare a costruire la fiducia e la comprensione reciproca, elementi fondamentali per la sicurezza psicologica. Questi momenti permettono a chi partecipa di vedere l’umanità l’uno dell’altro, di comprendere meglio le diverse prospettive e di costruire un senso di appartenenza e coesione (su questo punto, possiamo esserti molto utili: teambuilding@skillfactor.it)

sicurezza psicologica: un lavoratore sicuro di se

3 consigli per rafforzare la sicurezza psicologica a livello individuale

Sebbene la sicurezza psicologica dipenda molto dal contesto, è anche importante allenarla attivamente come singoli individui. Ecco 3 consigli su cui puoi lavorare per nutrire la tua personale condizione ideale:

1) Accetta l’incertezza come parte della vita

La vita è un flusso costante di cambiamenti e sorprese. Invece di temere l’incertezza, la sfida sta nell’imparare a navigarla. Questo richiede una buona dose di coraggio, ma è un passo fondamentale per coltivare una mentalità aperta all’apprendimento. Per allenarti su questo aspetto, ti suggeriamo di uscire il più possibile dal tuo day-by-day, cimentandoti in esperienze che non hai fatto prima e che non conosci.

2) Accetta la tua fallibilità

Riconoscere che siamo umani e che commetteremo errori è liberatorio. Questo non significa che dovremmo cercare di fare errori appositamente e con superficialità, ma che dovremmo essere pronti ad affrontarli quando si verificano e a imparare da essi, tollerando il senso di frustrazione ed evitando di giudicarci in modo negativo quando questo accade.

3) Chiedi feedback espliciti e frequenti

Il feedback è un dono. Offre la possibilità di vedere noi stessi da una prospettiva diversa e di scoprire aree di miglioramento che altrimenti potrebbero rimanere nascoste. Chiedi agli altri e apriti alla critica, imparando a trasformarla nel tuo carburante di miglioramento e crescita.

Ricorda, la sicurezza psicologica non è qualcosa che si ottiene da un giorno all’altro. È un viaggio che richiede impegno, coraggio e, sì, anche la capacità di fare errori. È a tutti gli effetti un investimento di cui però i benefici – maggiore apprendimento, miglioramento e soddisfazione – superano di gran lunga i costi.

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